Sabato scorso era la Giornata internazionale del parto in casa. Per stavolta non ne parlo io, ma lascio volentieri la parola a mio marito, che ha vissuto i nostri tre parti in casa da una prospettiva molto diversa.
Il sentiero da seguire mi sembrava difficile e non capivo bene i
vantaggi di questa scelta. Mi ci è voluto qualche mese di riflessione, qualche
lettura specifica e l’incontro con l’ostetrica, che mi ha aiutato a fare
chiarezza dentro di me. Il superamento di
queste paure, legate soprattutto a pensieri stereotipati, è stato fondamentale
nel capire e condividere appieno questo desiderio di Alessandra.
Ogni volta l’intimità della casa, i silenzi, l’energia vitale che gira
liberamente in questi momenti hanno rappresentato un dono prezioso per me, ma
anche per il piccolo nascituro che ha potuto vivere questo passaggio senza
traumi, nel modo più naturale possibile.
Non nascondo che, in alcuni momenti, ci si sente quasi di
troppo. L’equilibrio perfetto di mamma e bambino può essere spezzato da una
parola sbagliata o da un sostegno morale o fisico un po’ imperfetto.
E’ un
impaccio che penso sia naturale per una figura, quella del papà, che secondo
me, deve riuscire a sostenere la mamma ma non interferire in alcun modo con i
ritmi materni.
Da papà ho vissuto queste esperienze sotto due dimensioni
diverse.
Da un lato, l’aspetto pratico ed organizzativo dei parti.
Grazie ai preziosi consigli dell’ostetrica ho cercato di garantire le migliori condizioni per un parto
sereno. Un lavoro importante e non sempre privo di imprevisti, in modo
particolare nell’ultimo parto avvenuto in acqua all’interno di una piccola
piscina gonfiabile che ho posizionato al centro del soggiorno.
Quando a metà riempimento l’acqua calda è terminata, un
attimo di panico mi ha colto. Di corsa ho iniziato a riempire pentoloni che ho
riscaldato uno ad uno per riuscire a raggiungere la temperatura necessaria.
Dall'altro lato, l'aspetto emotivo. Con l’arrivo del travaglio, subentra l’aspetto più intimo e
delicato del parto, tornano a galla ancestrali paure.
L’arrivo delle prime contrazioni considerevoli. Ricordo la
telefonata all’ostetrica e l’attesa carica di tensione del suo arrivo. Se non
arriva in tempo? Cosa faccio?
I minuti passano qualche volta lenti ed altre volte veloci
fino a quando l’arrivo dell’ostetrica mette a tacere le mie paure. Le onde del travaglio si espandono nell’aria e
tutta la casa inizia a seguire quel ritmo primordiale.
Le contrazioni si fanno sempre più forti. Seguo Alessandra nervosamente nei suoi
movimenti, pronto a sostenerla in caso di bisogno. Sento il peso delle sue
braccia, sento la sua stanchezza, siamo vicini ma percepisco che la sua mente ha cambiato dimensione.
Percepisco la fatica di quei momenti ed è difficile non poter allentare nemmeno
un po’ quel peso caricato interamente su Alessandra. Improvvisamente la
contrazione se ne va, per qualche istante torna la tranquillità ed il silenzio
che le permettono di spostarsi nella vasca in attesa che l’acqua accolga la
nuova creatura.
Mi sposto a bordo vasca, il tempo non esiste più, le
contrazioni si ripetono ed il piccolo sa che si avvicina il momento. Poi, quasi
d’incanto, il tempo si ferma, improvvisamente il piccolo si affaccia al mondo.
L’acqua attutisce lo stress del passaggio e, dolcemente, Giordano emerge in
superficie.
Cosa penserà quel piccolo bambino? Uscire dal luogo più confortevole del mondo
ed approdare in un ambiente sconfinato, pieno di luce, suoni, colori ed odori. E’ nostro compito capire le esigenze del bimbo
e fare del nostro meglio per rendere confortevole questo momento. E’ in questa
fase che la tranquillità della casa offre i più grandi benefici.
Prendo in braccio il
piccolo che, indifeso, si affida completamente a papà e mamma. Guardo ancora
incredulo quel visino. Finalmente le tensioni si sciolgono e lacrime di gioia
scendono sul mio viso.
La prima notte passata tutti assieme nel lettone è un
momento magico e dolce.
Che dire di più? Gli aggettivi non sono sufficienti a
descrivere il turbinio di emozioni che un parto in casa offre, ma poter vivere
questo miracolo dall’inizio alla fine, accogliere una nuova creatura che si
affaccia alla vita, rimarranno indelebili nel cuore di un papà e ci dicono,
ancora una volta, che la natura sa esattamente cosa fare. Dobbiamo soltanto
spogliarci del nostro addestramento e seguirla.
Come Giordano Bruno ci ricordava 500 anni fa, l’importante è
riuscire a liberarci delle illusioni, liberarci dalle apparenze e ricordarci che
siamo essere divini.
Paolo
Che post meraviglioso!
RispondiEliminaGrazie...! Tutto merito del papà stavolta! :-)
EliminaBello questo punto di vista! Grazie della condivisione!
RispondiEliminaGrazie a te! Il papà è sempre messo in un angolo quando si parla di parto, ma penso sia importante dare spazio anche ai suoi pensieri e alle sue emozioni. Forse aiuta anche noi donne a rielaborare qualche pezzo mancante della nostra storia di parto
Eliminagrazie
RispondiEliminaGrazie a te!
Elimina