Questo non è un post su come fare lo yogurt, o almeno lo è in parte. Non siamo grandi consumatori di latte e latticini, anzi se abbiamo un litro di latte in casa, il rischio è che vada a male, ma lo yogurt lo consumiamo quasi ogni giorno.
Ricordo che tanti anni fa è stato, insieme al pane, la mia prima autoproduzione.
Ricordo che tanti anni fa è stato, insieme al pane, la mia prima autoproduzione.
Un'autoproduzione che non mi ha richiesto nessuno sforzo, aiutata anche dalla yogurtiera, graditissimo regalo di una collega.
Ha la capacità di un litro, un consumo energetico limitatissimo ed è molto facile da pulire.
Il costo di acquisto è pure limitato, si trovano per circa 20-25 euro, che si ammortizzano negli anni.
Il costo di acquisto è pure limitato, si trovano per circa 20-25 euro, che si ammortizzano negli anni.
In pratica prendo un vasetto di yogurt bianco, lo metto nel bicchierone insieme a un litro di latte intero, mescolo e attacco la spina. Totale di questa prima fase: un minuto e mezzo.
Dopo 7 ore e mezza, travaso in un ex bidoncino di yogurt da litro (riciclato da un acquisto), metto a raffreddare (in inverno fuori dalla finestra) e poi lo trasferisco nel frigo. Totale di questa seconda fase: un minuto e mezzo - due.
Abbiamo acquistato anche un timer, da inserire tra presa e yogurtiera, che regoliamo sulle 7 ore e mezza, così se siamo fuori non abbiamo il problema di dover rientrare in fretta per staccare la yogurtiera, e non dobbiamo fare i conti di quando avviarla per essere sicuri di staccarla in tempo utile. E questo è un altro problema in meno.
Come starter non utilizzo sempre il vasetto di yogurt bianco acquistato, per 4-5 volte riesco a utilizzare lo yogurt autoprodotto. Dopodichè, devo acquistare un nuovo vasetto (oppure si possono utilizzare direttamente i fermenti lattici, ma mi trovo più comoda con il vasetto di yogurt).
Otteniamo uno yogurt molto cremoso e per nulla acido, al quale poi ognuno aggiunge quello che vuole: cereali, miele, frutta secca, composta di frutta, frutta fresca, polline...
Quindi direi che il costo, in termini di euro e di tempo (avete letto, 5 minuti scarsi), è decisamente ridotto ed è davvero un'autoproduzione alla portata di tutti.
Ma se da un lato ci sono sempre più persone che lo fanno, dall'altro ci sono sempre i sostenitori del fatto
che chi autoproduce ha tempo da buttare via, che comunque i soldi spesi
per autoprodurre sono gli stessi spesi al supermercato, che
l'autoproduzione è roba da "nonne papere" o da poveri pensionati che non arrivano alla fine del mese, che chi autoproduce vive fuori dal tempo ed è contrario a tecnologia e progresso.
Non voglio ovviamente convincere nessuno, ma solo far vedere che si può fare e che, come tutte le autoproduzioni, la questione ha varie sfaccettature: economica (si risparmiano dei bei soldini, considerando quello che costa un chilo di yogurt), ecologica e di decrescita (vi invito a leggere la "parabola dello yogurt" di Maurizio Pallante), alimentare (se scegliete gli yogurt aromatizzati, leggete sempre bene gli ingredienti!).
Per non parlare poi del fatto di sganciarsi da un modello economico che ci rende consumatori passivi e inconsapevoli.
Per non parlare poi del fatto di sganciarsi da un modello economico che ci rende consumatori passivi e inconsapevoli.
Inoltre, per me c'è stato un altro risvolto: mi si è aperto un mondo sui vari latti. Non abbiamo sempre la possibilità di acquistare latte bio, e così ci siamo accorti che acquistando alcune marche di latte lo yogurt veniva bene, con altre veniva liquidissimo, sieroso.
Non nascondo che la delusione maggiore è stata con il latte trentino (ovviamente quello delle grandi centrali del latte)... lo yogurt riusciva ogni volta malissimo, sembrava acqua.
Non nascondo che la delusione maggiore è stata con il latte trentino (ovviamente quello delle grandi centrali del latte)... lo yogurt riusciva ogni volta malissimo, sembrava acqua.
E così ho iniziato a informarmi sulle modalità di allevamento, su come le mucche sono alimentate, su come vivono... e anche qui mi si è aperto un mondo, un mondo che credevo esterno all'agricoltura di montagna. E questo mi ha fatto guardare con occhi diversi alla mia terra.
Ecco, l'autoproduzione mi permette ogni giorno di acquisire informazioni, di diventare più consapevole di come girano le cose, mi permette di fare delle scelte, mi permette di evolvere.
ciao mi presento mi chiamo simonetta è da quando ho iniziato la mia decrescita circa sei mesi fa trascinando in questa meravigliosa esperienza la mia famiglia ho scoperto il tuo blog che trovo fantastico chi mi conosce dice di me che sono una sempre con la testa in lavoro " una creativa fuori di testa" mi piacerebbe rimanere in contatto con te se ti fa piacere io non ho un blog anche se mi farebbe immensamente piacere ma non so come fare per crearlo e mio marito dice che mi mancherebbe solo quello......... ti saluto un abbraccio devo tirare fuori i biscotti dal forno ciaooooooo
RispondiEliminaBeh, grazie! ^__^
EliminaE benvenuta nel nutrito gruppo delle famiglie in decrescita!
Se vuoi, puoi scrivermi anche sulla mail (la trovi nella colonna a destra).
a presto allora!
Ciao!!! Ti ho scoperta oggi per caso...cercavo idee per conservare un po' della mia erba cipollina per questo inverno...e ho trovato te!!! 😊....beh che dire hai una nuova seguace!!!...io ho iniziato quest'anno ad autoprodurre qualcosa...più difficile dover trovare un modo gentile per liquidare chi sostiene, come dici tu in questo post, che autoprodurre non conviene...che è solo una moda...anche se ultimamente li liquido con "...ho scoperto che mi piace farmi le cose da sola se posso!!"....quest'anno ho fatto anche un piccolo orto in cassetta perché abbiamo un giardino misero...ma che soddisfazione vedere il mio compagno (nato e cresciuto vicino a Milano) che si è appassionato anche lui della cura del nostro orticello o sentirlo dire "com'è croccante e saporita la nostra insalata!!"....bene continuerò a leggerti!!! Buona serata a te e alla tua famiglia!!
EliminaBella e soprattutto spiazzante la frase "lo faccio perchè mi piace farmi le cose da sola"! Per me mettere le mani "in pasta", in terra, ecc. è anche un modo per tornare alle radici, radici che mi curano e mi fanno stare meglio.
EliminaPoi con il tempo alcune autoproduzioni standard (tipo appunto lo yogurt) diventano vita quotidiana e allora si è pronti per sperimentarsi con cose nuove. La soddisfazione come dici tu è impagabile!
La penso come te, anch'io autoproduco lo yougurt, senza yugurtiera alla vecchia maniera con la coeprta, sul mio blog spiego come fare, edevo dire che è buonissimo e come dici tu il latte fa la differenza.
RispondiEliminaStasera mi portano la pasta madre e comincerò anche con quella vediamo come va...
Se per lo yogurt si tratta di trovare la giusta combinazione di yogurt e latte, per la pasta madre si tratterà di trovare la giusta combinazione di tipo di farina, densità della PM, ecc.
EliminaMa in fondo chi autoproduce sa benissimo che è tutto uno sperimentare... :-)
D'accordissimo!!!
RispondiEliminaAutoproduzione significa riappropriarsi dei proprio tempi e spazi, di saperi antichi che ci permettono di crescere e anche di rallentare i ritmi frenetici di questa società consumistica e distruttiva.
Chi autoproduce "non ha tempo da buttare" perchè a ben guardare se ne spreca molto di più aggirandosi inebetiti tra gli scaffali del supermercato... magari avendo fatto una gran fila in macchina per arrivarci, per poi uscire con il carrello pieno di cose che in fin dei conti... non ci servono!!
Autoprodurre in famiglia significa anche condividere tempo di qualità, piuttosto che stare ognuno davanti ad schermo diverso (pc o TV che sia) o trascinare i bambini per ore nei centri commerciali facendo venire loro l'esaurimento nervoso che poi sfocia quasi sempre in sgridate/sculacciate e pianti disperati.
Ogni volta che mi capita di andare in un centro commerciale vedo queste scene e mi sento male!!!
La mia prima autoproduzione è stata il Kefir di latte, buonissimo, al quale è seguito il sapone e la pasta madre e chissà cosa verrà poi!!! Mi piacerebbe l'aceto, visto che ne uso abbastanza per le pulizie... vedremo un po'...
Scusa se mi sono dilungata, ma il discorso mi prende sempre un po' la mano.... :)
Condivido tutto, secondo me una della cose più grandi che possiamo insegnare ai nostri figli è la capacità e le procedure per fare le cose da sè e usare le mani. Da questo punto di vista un genitore che autoproduce è davvero un grande dono, se poi ha le manine d'oro come nel tuo caso, ancora di più!
EliminaMi sembra anche che autoproducendo, i bambini capiscano poi al supermercato quello che serve e quello che invece ci si fa in casa. Almeno la quattrenne capisce di sicuro (e infatti si tuffa sullo scaffale dei libri, visto che per ora quelli, marito a parte, non li autoproduciamo).
E poi vedo un grande interesse nei bambini, quando si fa qualcosa di manuale, che sia il pane, fare a maglia, lavorare nell'orto o semplicemente preparare il pranzo.
Nella lista delle mie autoproduzioni il kefir manca e l'aceto pure, e per ora anche se ho un'acetiera nella wish list ;-) credo che rimanderò l'aggiunta di nuovi esperimenti!
:) Beh almeno fino a quando l'ultimo non avrà imparato a camminare!!!
EliminaMa sicuramente anche prima... XD
Se vorrai un po' dei miei fermenti per il Kefir fai un fischio ;)
E complimenti per lo Scrittore!
Grazie! Terrò a mente l'offerta! :-))
EliminaAutoproduttrice a tratti compulsiva presente
RispondiEliminaTrovo che auto prodursi beni di consumo critico sia oltre che tutto il resto anche divertente e fonte di soddisfazione ...
Ieri ho fatto 5 litri di lisciva 5 kg di crema di sapone per bucato ,una focaccia e 3 inserti per pannolini lavabili certo potevo andare al supermercato ma non mi sarei divertita e gurdata orgogliosa alla sera...
Spero davvero che questi piccoli semi di persone sempre meno consumiste diano furrro ad un m ondo migiore per noi e inostri cuccioli... con affetto Chiara
Vedo che non sono l'unica che ne approfitta del brutto tempo per fare rifornimento di detersivi autoprodotti...!
EliminaCondivido di cuore la tua stessa speranza, ci è stato consegnato un Pianeta, in prestito, e stiamo avvelenando l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, il cibo che mangiamo....
Grazie per aver scritto la tua esperienza!
Mi interesserebbe sapere un po' di più sul latte di montagna perché anch'io ero convinta che dal trentino arrivassero solo cose genuine … se non ti va di scriverlo sul blog mi puoi scrivere in privato? saresti davvero gentilissima!!! smile1510.2@gmail.com
RispondiEliminaciao!!
Eccomi qua. Dico subito che nel post non sono entrata nello specifico perché è un argomento che meriterebbe una discussione a parte.
EliminaI prodotti trentini sono sicuramente più genuini di tanti altri (non si può certo metterli al livello di terra dei fuochi o altro), e inoltre ci sono delle eccellenze e dei piccoli produttori che con fatica e molta coerenza stanno portando avanti un certo modo di vivere la montagna, di coltivare e di allevare bovini e ovicaprini.
Io parlo di quella parte di agricoltura che è fatta di grandi stalle e allevamenti intensivi e della monocoltura a mele e viti che è adottata in vallate intere. Ahimè questo tipo di agricoltura finora è stata sostenuta dalla Provincia (dico finora perché sembra che ora ci sia la volontà di cambiare direzione).
In questi casi non possiamo certo parlare di agricoltura di montagna, ma di modalità di allevamento che assomigliano sempre più a una brutta copia degli allevamenti intensivi della pianura. Il foraggio arriva con i tir (invece che dar da mangiare l’erba locale, ricchissima di erbe medicinali e con un’alta biodiverstà), ogni stalla è dotata di silos di mangimi vari, il veterinario è la spesa maggiore, le mucche vivono pochissimi anni (4-5 contro i 16 e più di una volta), si spinge a una superproduzione che comporta alle mucche problemi di salute vari. Inoltre c’è il problema dello smaltimento di letame, che a causa dell’alimentazione delle mucche risulta acido. Quando viene sparso nei prati brucia tutto, sta scomparendo la biodiversità di piante e fiori che c’era fino a qualche anno fa, cresco solo ombrellifere che dopo qualche anno hanno invaso tutto il prato. E allora che fanno? Passano col diserbante e seminano erba e il ciclo riparte. Intanto però c’è il diserbante in più nella terra di quel prato…
Le coltivazioni sono trattate con ormoni e pesticidi vari (vedi a questo proposito l’attività del Comitato per la salute della Val di Non), c’è poco interesse per il biologico anche da parte delle stesse istituzioni ed enti di ricerca che si occupano di agricoltura, per non parlare di ogm che non vengono nemmeno menzionati tanto è distante l’argomento come interesse.
Nel vicino Alto Adige ad esempio si spinge molto di più per il biologico e il biodinamico, c’è molta più attenzione sugli ogm (sui latti altoatesini trovi il marchio no ogm).
Poi c’è il discorso delle varietà registrate (la mela pink lady, ad esempio) che sta creando una situazione tipo Monsanto. Report qualche tempo fa aveva fatto una trasmissione dedicata.
La pubblicità propone delle immagini di paradiso, ma bisogna anche avere il coraggio di dire le cose come stanno. Quindi non è tutto oro quel che luccica, anche se dell’oro nel mucchio bisogna dire che c’è, ed è oro pregiato, fatto di allevatori e contadini che hanno fatto scelte etiche, sostenibili ed ecologiche, a scapito del maggior guadagno.
Anche qui ti ringrazio!!
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