E' da tanto che non parlo di un libro e oggi ho ripreso in mano "L'educazione dei figli" di Rudolf Steiner.
In questo periodo sto leggendo molti libri a tema educazione, questo l'ho trovato interessante sia per avvicinarsi alla pedagogia di Steiner e capirne le basi, sia per genitori "in ricerca".
Il libro raccoglie alcuni cicli di conferenze che Steiner tenne a Ilkley (Inghilterra) nel 1923.
In questo periodo sto leggendo molti libri a tema educazione, questo l'ho trovato interessante sia per avvicinarsi alla pedagogia di Steiner e capirne le basi, sia per genitori "in ricerca".
Il libro raccoglie alcuni cicli di conferenze che Steiner tenne a Ilkley (Inghilterra) nel 1923.
Steiner chiamava la pedagogia “figlia della preoccupazione”, nel senso che nella pedagogia avvertiva più la preoccupazione di formare l’intelletto, che tutto il resto.
E in effetti, lo sviluppo dell'educazione ha visto, nelle sue varie tappe storiche, una sempre maggior centralità del sapere e dell'intellettualità.
Nella prima parte del libro si parla approfonditamente di questo, facendo un excursus storico tra Antica Grecia, Romani e Medioevo.
Nella prima parte del libro si parla approfonditamente di questo, facendo un excursus storico tra Antica Grecia, Romani e Medioevo.
Ma oggi come si deve educare un bambino, si chiede Steiner? E soprattutto come si possono educare uomini liberi?
La società, intuendo qualcosa di errato, tende a lamentarsi continuamente dell’emergenza educativa e del fallimento dei sistemi adottati, le famiglie chiedono di educare in modo diverso, nascono ovunque associazioni che si occupano di questo (siamo nel 1923! ma sembrano discorsi di oggi, vero?).
Da tutto questo, dice Steiner, dovrebbe scaturire un nuovo modo di intendere l’educazione, considerandola un’arte e una questione che non riguarda solo il bambino, ma ogni famiglia, ogni società umana, l’umanità intera.
La pedagogia, quindi, dovrebbe anche investigare le forze che agiscono nell’uomo nel momento presente e comprendere le esigenze sociali di ogni epoca, per poterne tenere conto nell’educazione.
Il testo prosegue poi con paragrafi dedicati allo sviluppo del bambino, al ruolo del gioco e al piano di studi della scuola Waldorf, concludendo con un approfondimento sull’importanza delle attività pratiche, artigianali e artistiche ai fini della comprensione del mondo.
Il testo prosegue poi con paragrafi dedicati allo sviluppo del bambino, al ruolo del gioco e al piano di studi della scuola Waldorf, concludendo con un approfondimento sull’importanza delle attività pratiche, artigianali e artistiche ai fini della comprensione del mondo.
Come avrete capito da questa sintesi, il libro è parecchio frammentario, proprio perchè si tratta di una
raccolta di conferenze su vari argomenti.
Quello che comunque si nota è il divario esistente tra l’attuale sistema e la pedagogia proposta da Steiner (ma anche da tanti altri): due modi diversi e a volte diametralmente opposti di guardare alle tappe di sviluppo del bambino, all’intellettualizzazione, al ruolo dell’educatore e anche nella pianificazione dei programmi scolastici.
Da un lato troviamo una strada, quella indicata da Steiner, rispettosa di quello che la natura ha previsto per ogni singolo bambino (“creatura degli dèi”), ma al tempo stesso piena di potenza ed efficacia nel fare esprimere al meglio e in pienezza quel bambino.
Dall’altra invece, una pedagogia che richiede il livellamento dei bambini entro certi parametri, che non rispetta i loro naturali tempi di sviluppo; una pedagogia basata sull’intellettualizzazione precoce e sul nozionismo; una pedagogia dove non conta che modello rappresenta l’educatore, ma solo quanto sa.
Ecco, sono passati quasi cento anni dai concetti espressi in questo libro, ma per me, genitore con due figli piccoli, sono molto attuali: è necessaria una metamorfosi nell’educazione, un cambiamento radicale di rotta.
Sono riflessioni, pensieri, paure che da genitore mi trovo a dover affrontare, nonostante sia ancora lontano il tempo della scuola.
Nel frattempo, però, non me ne sto ad aspettare con le mani in mano... ma di questo parlerò un'altra volta.
Condivido i tuoi timori ....
RispondiEliminaNon ho letto il libro ma ho una infarinatura della filosofia steineriana, ti diro' che volevo iscrivere all'epoca mia figlia alla materna ....ma l'approcio, il colloquio, non mi era piaciuto. (questo ovviamente riguarda le persone trovate sulla mia strada e nulla o poco a a che vedere con la filosofia in se)...
Comunque, il compito lasciato alle famiglie, per integrare la formazione dei bambini...a mio avviso ...e' oneroso.....soprattutto in tempi nei quali i genitori sono spesso costretti a lavorare a tempo pieno entrambi....
Ciao
Elena
Innanzitutto grazie per la condivisione.
EliminaProprio ieri ne parlavamo a casa... L'integrazione a cui devono far fronte le famiglie è davvero onerosa, e soprattutto a volte si tratta di un fare (da una parte) e disfare/destrutturare (dall'altra) quello che non ci va bene che la scuola passi ai nostri figli e così si sprecano davvero tante energie...
Per quanto mi riguarda, la mia idea (che orami è "nostra", visto che stiamo convidivendo delle cose con altre famiglie) è quello di una piccola realtà educativa autogestita, una sorta di educazione parentale condivisa.
Ma è un percorso tutto da costruire, anche attraverso le varie proposte (Steiner, Montessori, educazione liberaria, ecc. ecc.), per arrivare a una impostazione che sia quella più simile a noi.
Ciao
Che bella idea trovare un gruppo di famiglie che condividono le tue idee in una materia così importante come l'educazione dei propri figli.
EliminaQuando guardo i genitori dei compagni di classe di mio figlio, sembra che a loro vada tutto bene così com'è... non si interessano minimamente di approfondire come vengono educati i loro figli a scuola, quando ci troviamo davanti a insegnanti che hanno una preparazione pedagogica veramente mediocre...
Sì infatti, spesso mandare a scuola si trasforma in una delega pressochè totale all'insegnante... Per fortuna, non tutti i genitori affrontano passivamente questo passaggio. C'è chi si informa sull'impostazione dell'insegnante e chiede di sapere, di capire... c'è pure chi ha dei dubbi che vorrebbe chiarire, ma non ha il coraggio di esporsi per non fare la figura del rompi o per paura che poi possa andare di mezzo il bambino...
EliminaE a volte, in effetti, può succedere di tutto: una mia conoscente, che ha osato con molta delicatezza far presente un disagio del bambino, si è sentita rispondere dall'insegnante: "le mamme, per quanto riguarda la scuola, devono solo pensare a preparare la merenda"...
Che si fa in questi casi??? Il dialogo sembra impossibile...