venerdì 13 marzo 2015

La gestione delle emozioni, tra cuore e razionalità


linguaggio emotivo bambini

Da mamma mi sto interrogando da tempo sulla gestione delle mie emozioni, in particolare di quelle emozioni che si scatenano in me quando uno dei miei figli mi mette alla prova.
Rabbia, frustrazione, ira, delusione, a volte anche cose che sento come ferite e che non so ben definire...
Da dove arriva tutta quella roba?

A volte arriva e non me ne rendo nemmeno conto, in un attimo sono pronta a scoppiare ed urlare.
Se sono particolarmente stanca, basta anche un banale capriccio, una sciocchezza qualunque. 

A volte mi ritrovo lì, con un bambino in braccio che piange, il pranzo da preparare, il telefono che suona e gli altri due che mi stanno reclamando perchè hanno litigato o perchè vogliono qualcosa, subito e in quel preciso momento. 
La mia mente sta cercando di capire cosa fare, a chi e cosa dare la priorità. E all'improvviso avviene il cortocircuito: non ragiono più e mi ritrovo a dire/urlare parole che sento arrivare da lontano, ma che in un attimo sono sulla mia bocca. 
Nello stesso momento in cui le urla mi stanno uscendo dalla bocca sono già pentita, ma ormai è troppo tardi.
Non è tanto il contenuto delle parole che mi turba, perchè un "basta!" o "smettetela!" o "vi metto in castigo!" non hanno mai rovinato nessuno, ma la sensazione di non poter controllare questa cosa.

Cercando dentro me stessa, mi sono anche chiesta se tutte queste emozioni derivino dalla mia infanzia, dalle frustrazioni che magari ho vissuto io da figlia e che inconsciamente forse sto ripetendo, da genitore, verso i miei figli. Non ho trovato ancora risposte, ma questa domanda me la tengo lì.

Spesso riesco a rimanere razionale e la mia mente suggerisce una strada altrettanto razionale: spiegare ai bambini quello che sta succedendo e perchè
Col tempo ho capito che è inutile e che non funziona: i nostri "spiegoni" a loro non interessano, e anzi non vengono nemmeno compresi, perchè semplicemente i bambini funzionano in maniera diversa da noi.
Certo, ho evitato di perdere la pazienza ed urlare, ed è già un bel risultato, ma il mio amore verso di loro non è emerso, anzi forse è emerso un tentativo di inculcargli delle regole basate su una morale che alla fin fine nemmeno io condivido.

Una cosa che mi è utile è quella di tenere ben presente la loro diversità: le stesse parole possono creare effetti opposti, e quindi è necessario trovare la chiave giusta per ognuno di loro. 

Dirgli di sistemare i giochi, ad esempio, può dare molte varianti: uno inizia a riordinare (magari bofonchiando sottovoce), l'altro si rifiuta e dice "decido io quando metto a posto" e il piccolo si mette a piangere offesissimo perchè gli stanno togliendo i giochi. E quindi ringrazio e gratifico chi sta già riordinando, dico "va bene decidi tu" a chi si rifiuta (e di solito dopo due secondi dice "ok ho deciso") e mi metto io a giocare con il piccolo o fargli il solletico.
Ecco, non sempre ci riesco, a volte mi sembra di metterci meno tempo a essere "imperativa", ma in realtà il costringerli a sistemare crea tutta una serie di resistenze e di capricci indotti che durano un'eternità.
Anche questa è una strategia che mi rendo conto essere molto razionale, di metodo quasi, che di certo rende neutre le mie emozioni negative di quel momento, ma per certi versi le lascia là in un limbo pronte a riesplodere.

Ecco, quello che sto cercando di capire è come trasformare quelle emozioni negative in emozioni positive, e credo che questo possa avvenire solo se in quel momento di difficoltà troviamo il modo di esprimere il nostro amore incondizionato.

Una strada mi si è delineata, ed è quella di accogliere il capriccio, il rifiuto, il pianto... Lo vedo e lo accolgo per quello che è, cioè un momento in cui mio figlio è in difficoltà e non trova altra strada per esprimersi
A volte è sufficiente un abbraccio o delle carezze, mentre gli parlo a bassa voce, e tutto si scioglie: la difficoltà si supera, le mie emozioni magicamente si trasformano.

Sto quindi lavorando per fare in modo che questi momenti siano più numerosi rispetto a quelli in cui perdo la pazienza e sbotto... ma sono sicura che col tempo la situazione migliorerà.

Del resto fare la mamma è un duro mestiere, ma non potrei mai rinunciare al rumore di quei piedini che la mattina presto corrono in giro per casa!

Per chi fosse interessato al tema della gestione emotiva, segnalo il libro "Il linguaggio emotivo dei bambini", di Debora Conti. Pur non essendo io favorevole a "metodi" e ricette universali, credo che il libro possa dare stimoli interessanti e soprattutto farci riflettere sulla valenza degli aspetti emotivi.

2 commenti:

  1. Mi ritrovo molto nelle tue riflesioni. Certo che è davvero dura riuscire a comprendere.
    Ogni tanto guardo mia figlia maggiore che al capriccio della più piccola la abbraccia e la rassicura e mi dico... perché per loro è così facile ed io urlo? :-)

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    1. Infatti... forse per loro è facile perchè non hanno filtri, mentre noi siamo annebbiati dalla quotidianità, distolti da doveri, tempi, impegni, cose da fare...
      Comunque, dal mio punto di vista, essere consapevoli delle proprie emozioni è già un bel risultato :-)

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