La gravidanza crea molta insicurezza, perché non coinvolge solo noi, ma soprattutto coinvolge un nuovo esserino che verrà a far parte della famiglia, e giustamente tutte vogliamo che le cose vadano per il verso giusto.
Per questo abbiamo sempre bisogno di conferme, e andiamo a cercarle dagli operatori sanitari. Ma chi, meglio di noi stesse, può dire se stiamo bene o male?
Abbiamo perso la capacità di metterci in ascolto della nostra parte più profonda, quella che ci permette di sentire intensamente se stiamo bene o no, e preferiamo delegare il nostro benessere ad operatori esterni, da cui cerchiamo continuamente conferme o smentite. Attraverso visite, esami, consulenze, accertamenti. Che spesso generano anche nuove ansie, dovute magari a un esame che ha dato risultati incerti o che già di per sé non può dare certezze assolute (come ad esempio il bitest).
Anche ad una semplice domanda, tipo “Come stai?”, tendiamo a rispondere che i medici dicono che va tutto bene, che dalle visite e dagli esami risulta che è tutto ok. Ma non abbiamo risposto a quella domanda...
“Gravidanza” non è una diagnosi, è uno stato naturale, uno stato per cui le donne sono pronte dai tempi dei tempi.
Certo, ogni donna è diversa e ogni gravidanza è una storia a sé, che può essere più o meno semplice oppure può essere complicata, difficile, faticosa da portare a termine.
Forse però varrebbe la pena di viverla, fin da subito, con un altro spirito: questo permetterebbe di affrontare anche gli eventuali problemi che dovessero insorgere con maggiore ottimismo e fiducia nella vita.
Come dice Lorenzo Braibanti, «Le mamme sanno già tutto, ma non lo sanno; noi dobbiamo convincerle che loro sanno partorire e i loro bambini sanno nascere»
(da "Parto e nascita senza violenza")
(da "Parto e nascita senza violenza")
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