mercoledì 9 luglio 2014

Il parto in casa, perchè l'ho scelto

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Quelli che seguono il blog da un po' di tempo, sanno che tutti i miei tre figli sono felicemente nati in casa.

Spesso con conoscenti o persone che non vedo da tempo si arriva all'argomento "parto", con le conseguenti domande: se il parto in casa sia legale, se l'ostetrica sia una vera ostetrica, se non ho avuto paura, ecc. Sono tutte domande legittime, che mi strappano comunque un sorriso, oltre che richiedere una risposta tranquillizzante. 

Mi sono resa conto che il parto in casa è una possibilità poco conosciuta, e anche quelli che la conoscono o ne hanno sentito parlare, non immaginano che ci siano dei protocolli che fissano i requisiti minimi di salute, che ci sia una valutazione e selezione del rischio, ecc. 
A questo proposito vi invito a leggere le FAQ del sito Nascere in casa (sito dell'Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a domicilio e Casa maternità) e soprattutto le linee guida per il parto a domicilio e in casa maternità, dove vengono spiegate tutte le controindicazioni, il tipo di assistenza sia durante il travaglio che durante la fase espulsiva, l'assistenza al neonato, l'assistenza al secondamento, il trattamento delle emergenze e dell'eventuale trasferimento in ospedale.

Anche l'OMS tutela il diritto delle donne a partorire in casa, o meglio, tutela il diritto della donna a partorire dove meglio crede: "La donna classificata a basso rischio deve avere la possibilità di partorire in un luogo che sente sicuro, al livello più periferico possibile in cui sia possibile fornire assistenza appropriata e sicurezza. Tali luoghi possono essere la casa, le case maternità, gli ospedali." (vedi documento originale in inglese, punto 2.4 paragrafo finale).

La libertà di scelta non è comunque ancora garantita dappertutto. Se da un lato ci sono degli ospedali pubblici che forniscono questo servizio o delle regioni che rimborsano in caso di ricorso all'ostetrica libera professionista (come ad esempio qui in Trentino), in molte zone non c'è ancora la concreta possibilità di fare questa scelta. Ma sempre più donne, in ogni parte d'Italia, scelgono questa via.
Qui trovate la mappa del parto in casa creata dal mensile AAM Terranuova, con tutti le associazioni e le professioniste che si occupano del parto a domicilio.

Per quanto mi riguarda, la scelta è stata dettata da vari fattori. Innanzitutto il mio desiderio di dare alla luce i miei figli nel modo più naturale possibile, senza interventi inutili e senza deleghe. "Le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere", diceva Lorenzo Braibanti, e io ne sono pienamente convinta. 
Purtroppo in molti ospedali si ricorre all'ossitocina sintetica per velocizzare il travaglio, si pratica l'episiotomia, e c'è anche un'alta percentuale di tagli cesarei (che spesso servono e salvano delle vite, ma per i quali c'è un ricorso eccessivo, vedi punto 9 del rapporto CEDAP pubblicato a settembre 2013: la percentuale in Italia è del 37,5%). 
Non tutti gli ospedali sono uguali, ci sono anche ospedali in cui il parto naturale viene garantito al massimo, per questo se si decide di partorire in ospedale conviene comunque informarsi sulle pratiche adottate.

Inoltre a volte la gravidanza viene trattata come una malattia. Il primo incontro con la ginecologa dell'ospedale è stato orrendo: mi sono sentita una persona malata, ma non solo ("signora, alla sua età - 35 anni! - tre bambini su 100 nascono malati e non posso garantirle che non sia il suo"). Ovviamente non tutti i ginecologi hanno questa "sensibilità", ma basta trovarne uno così per farsi mettere in crisi (ed era pure donna e madre!). 
E questo è stato un ulteriore stimolo a cercare qualcosa di diverso, qualcosa che mi permettesse di vivere un'esperienza gioiosa e serena, in linea con quella che sono io.

Per me il parto è lentezza, rispetto dei tempi, espressione delle potenzialità e delle risorse del bambino e della donna, risorse a volte sconosciute e che emergono proprio durante il parto e che ti fanno vivere da protagonista l'importante trasformazione da donna a madre: nasce un bambino, ma nasce anche una mamma.

Nel parto in casa tutto questo è sacro, non ci sono forzature, pressioni, interventi volti a "fare in fretta", non si deve liberare il posto per nessuno, non si devono fare i conti con le ansie degli altri, ma eventualmente solo con le proprie.

Inoltre per me è stato importante poter far nascere i miei figli nel mio ambiente naturale, un luogo che sento intimo e sicuro e che mi ha permesso di scegliere ogni cosa: come vivere il travaglio, le posizioni che mi sembravano più comode, cosa e quando mangiare e bere, chi avere vicino, ecc. Sei a casa tua, non ti senti fuori posto o in imbarazzo, non c'è un continuo via vai, solo l'ostetrica e il futuro papà.

Sono stati tre parti molto diversi e molto "fortunati": veloci, facili e senza complicazioni, senza punti di sutura, ecc. L'ostetrica si è limitata a misurare i battiti durante il travaglio e al momento della nascita e a fare i controlli di routine.

Poi durante i successivi dieci giorni, è tornata ogni due giorni: ha controllato che l'allattamento sia iniziato bene, che il bambino si attaccasse correttamente, mi ha spiegato cosa fare in caso di ingorghi e che rimedi naturali si possono utilizzare, ha controllato il moncone ombelicale del bambino, mi ha dato suggerimenti per rimettere in forma pancia e perineo,  insomma un'assistenza al puerperio one-to-one che è stata molto preziosa.

Così i miei figli sono venuti al mondo con una nascita indisturbata, nel rispetto del mio e del loro istinto, nella lentezza e nell'attesa, nella penombra e nel silenzio.
La prima cosa che hanno toccato è stata la mia pelle, poi con calma hanno istintivamente trovato il seno. Nel frattempo, è nata anche la placenta, compagna-gemella preziosissima, alla quale è stata dedicata la stessa lentezza e attesa, prima di staccarla.

E tutto si è svolto così, in un continuum che non ha subito interruzioni, inserendo la straordinarietà di una nascita all'interno della quotidianità della nostra famiglia.

Lo consiglierei? No, non lo consiglierei
Ho scritto questo post per dire che c'è anche questa possibilità, e che la stessa presenta i suoi vantaggi. 
Ma credo che, tornando alla citazione dell'OMS, ogni donna debba avere il diritto di partorire in un luogo che sente sicuro: per qualcuna è la casa (e stiamo parlando di percentuali bassissime, lo 0,1% scarso decide di partorire in casa) per altre può essere l'ospedale.
Sono scelte individuali, che coinvolgono fortemente anche il marito/compagno, che costringono a fare i conti con le proprie paure, che vanno a braccetto a tutta un'altra serie di scelte familiari, e che non possono essere fatte sull'onda di un "consiglio".

Auguro però a tutte, indipendentemente dal luogo in cui si partorisce, di poter avere un parto sereno, di incontrare persone che possano sostenere e accompagnare, senza interferire ma anche intervenendo con professionalità se ce n'è il bisogno,  di ottenere un adeguato sostegno per far partire bene l'allattamento.

Ma auguro anche di trovare pasti già pronti durante i primi giorni; qualche amico che si offre di passare l'aspirapolvere o stendere il bucato; una nonna o qualcuno che vi tenga dieci minuti il bimbo per consentirvi di fare una doccia. Anche queste cose sono importanti, e anzi, dal mio punto di vista sono i regali più graditi.


7 commenti:

  1. Che bel post, grazie per essere passata da me e avermelo segnalato. Penso che lo linkerò alla fine del mio post sulla nascita di Lorenzo perchè dai una serie di informazioni molto utili sul parto in casa. Diversamente da te io ho avuto tre esperienze una diversa dall'altra che mi hanno permesso di cambiare il mio modo di essere e sentire. Sono d'accordo con te quando dici che ognuna dovrebbe avere la possibilità di scegliere liberamente il luogo che reputa migliore per far nascere il proprio figlio.

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    1. Tu sei proprio la dimostrazione che ogni parto è una storia a sè! Ma soprattutto che bisogna prendere le cose, anche quelle che ci causano dispiacere, come un'opportunità per evolvere e per riuscire a guardare gli avvenimenti con occhi diversi. Il tuo racconto è davvero molto bello.
      Grazie per aver segnalato il link, spero possa essere utile a qualcuno!

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  2. interessante questo post anche con i link utili per il parto in casa ! complimenti !

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    1. Grazie, anche per il tuo racconto in occasione della giornata internazionale del parto in casa, molto bello!

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  3. Ogni volta che leggo il tuo blog resto meravigliata dalla positività e dalla bellezza delle tue parole. Come sai io ho avuto due parti molto diversi ma che hanno avuto entrambi bisogno di ossitocina sintetica per concludersi, l'ultimo poi mi ha portato ad una emorragia post partum importante con tanto di revisione uterina in sala parto, quindi sono felice di aver partorito in ospedale. Se non fosse per un discorso di sicurezza e di paura che qualcosa possa andare storto, penso che anch'io avrei voluto provare il parto in casa. E' giusto e sacrosanto che una donna che mette al mondo un figlio possa decidere dove partorire, da chi farsi assistere, ma soprattutto trovo giusto che sia lei la protagonista di quell'evento e non una delle tante cavie di medici e studenti, come spesso accade negli ospedali. E' vero che si partorisce e si nasce da sempre, ma nel mio caso ad esempio durante il primo parto c'era stata sofferenza fetale e nel secondo un'emorragia, quindi consiglio in ogni caso l'ospedale. Quello che secondo me sarebbe importante è modificare le regole di certi ospedali, che non ti permettono di scegliere se usare o meno l'ossitocina, se indurre il parto ( prima figlia nata a 41+2 con parto indotto anche se entrambe stavamo bene e c'era liquido a sufficienza. Risultato: 40 ore di contrazioni, placenta che non usciva, alla fine la bimba si era pure incastrata nel canale del parto) La scelta di usufruire o meno dell'epidurale, che in molte regioni d'Italia non è data alle donne o viene concessa come a Bologna per 1000 euro a prestazione, se non si rientra nei canoni stabiliti.
    E' vero, al giorno d'oggi partorire e portare in grembo un bambino viene considerato una malattia ma in primo luogo dai medici, che non ti permettono più di mangiare o fare niente durante i 9 mesi e decidono come farti partorire senza chiedere consensi o parlarne con le pazienti.
    Per come la vedo io ognuna sia libera di partorire come desidera, l'importante è continuare a mettere al mondo dei figli, che restano sempre la gioia più grande che esiste

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    1. Mammatrafficona11 luglio 2014 14:26

      Una delle mie paure rispetto all'ospedale era proprio questa: di non poter decidere niente e di dovermi affidare completamente alle scelte altrui. Purtroppo quando sei là è difficile riuscire a chiedere di fare/non fare una determinata cosa, per questo trovo molto interessante il servizio di accompagnamento al parto che molte ostetriche liberoprofessioniste offrono: in pratica vengono con te in sala parto e contrattano loro (che hanno le competenze per sostenere un discorso alla pari) con il personale presente. Così se un'induzione non è proprio necessaria, chiedono di non farla, ecc.
      So che i tuoi due parti sono stati difficili, e hai fatto bene ad andare in ospedale. Se hai letto il racconto del terzo parto di Daria, si capisce proprio che ogni parto è diverso e non è detto che se una ha avuto un precedente parto brutto (con tc) poi possa essere brutto anche quello successivo, ma anche viceversa!
      Del resto, trovo assurda la battaglia che si consuma spesso su sostenitori del parto in casa contro sostenitori del parto in ospedale: l'unica battaglia che andrebbe combattuta è quella per alzare la qualità dell'assistenza al parto, ovunque si svolga. Come all'ospedale di Vipiteno (BZ) oppure a quello di Castelfranco Veneto (TV)... Perchè tutti i reparti non possono essere così?
      Per quanto riguarda l'epidurale, in Trentino dal dicembre 2012 è un diritto garantito, si può chiedere in qualsiasi momento durante il parto (in qualsiasi momento nel senso che non serve premotarla prima, ma se durante il travaglio si sente di averne bisogno si può chiederla).
      E hai ragione: i figli sono la gioia più grande!!!

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    2. Non posso che essere d'accordo con te. :) A presto!

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