martedì 9 luglio 2013

Perchè scelgo biologico... ma a volte anche no


Qualche settimana fa siamo stati, con il GAS di cui facciamo parte, a visitare due aziende biologiche da cui acquistiamo.
Sono convinta che ci sono molte ragioni per cui uno sceglie di acquistare cibo biologico: può essere la ricerca di cibo sano, di qualità e senza veleni, può essere la curiosità, per qualcuno forse è anche una moda, per altri fa parte integrante di una vita orientata al naturale e all'ecologico.

Anche per noi è stata una scelta dettata dal modo in cui cerchiamo di vivere. La Terra è tutto, è Vita, e i contadini che la coltivano dovrebbero averne cura in modo particolare. Ci interessa l'ambiente e ci interessa sostenere, anche facendo la spesa, chi ha una certa visione.
E il GAS di cui siamo parte ci consente di acquistare con un prezzo alla nostra portata.
Questo non vuole dire che compriamo solo biologico certificato, compriamo anche da piccole aziende che rispettano un'etica nella produzione dei loro prodotti. Compriamo di stagione e possibilmente del nostro territorio.
Del resto il marchio "bio" ormai non garantisce più che le cose siano fatte in una certa maniera, gli scaffali della grande distribuzione pullulano di prodotti biologici, e l'unica cosa che dà un po' più di garanzia è la conoscenza diretta delle aziende.
Per questo abbiamo aderito alla visita del GAS, a queste due splendide realtà della Toscana.

La prima azienda che abbiamo visitato è l'azienda agricola Todini, un'azienda della Maremma a conduzione familiare. Le mucche sono libere al pascolo, insieme ai loro vitellini. Idem per i maiali, che possono godere di un'ampia stalla e di un pascolo all'aperto.


Ecco, noi quasi non mangiamo carne, ma per chi non può farne a meno è sicuramente meglio acquistare in posti come questo, che in aziende dove le mucche vengono allevate in spazi angusti, nutrite con mangimi e mais di dubbia provenienza, bombate di antibiotici e hanno una qualità di vita bassissima.




Dopo la visita, un'oretta in spiaggia a Follonica e via verso San Gimignano, dove abbiamo alloggiato in un campeggio, utilizzando le tende del GAS (prima notte in sacco a pelo per Angela e Leonardo).


Il giorno dopo partenza per l'azienda agricola Poggio di Camporbiano, creata oltre vent'anni fa da un gruppo di persone ispirate da forti ideali e da una consapevolezza molto alta, che hanno deciso di coltivare secondo i principi dell'agricoltura biodinamica. Sono quindi guidati da un profondo rapporto con la Natura e dalla continua ricerca dell'armonia e del rispetto verso la Terra. L'agricoltura biodinamica presenta infatti una valenza spirituale: il cibo donato dalla Terra non è solo nutrimento per il fisico, ma è anche nutrimento spirituale.


Le attività principali sono l'allevamento di mucche e capre da latte (loro hanno fatto la scelta del vegetarianesimo e quindi non propongono carne) e la coltivazione di diversi ortaggi, da vendere freschi o trasformati.

Anche in questo caso le mucche sono molto libere e vengono loro riservate molte attenzioni. Non vengono in nessuna maniera utilizzati antibiotici (che pure in agricoltura biologica sono ammessi, seppur in quantità decisamente limitate rispetto all'allevamento convenzionale). Ci si accontenta della quantità di latte che Madre Natura ha previsto per le mucche, senza spingere artificialmente la produzione e accorciare irrimediabilmente la vita degli animali.
Le mucche non vengono decornate, la fecondazione avviene come previsto da Madre Natura, l'alimentazione è fatta di foraggi di loro produzione, non si usano insilati e mangimi.
 

All'interno dell'azienda c'è anche un caseificio, dove per realizzare il formaggio si usa un caglio vegetale, ottenuto dal carciofo selvatico.



Poi ci sono i campi di cereali, il frutteto e delle grandi serre.

Ecco, quello che ci siamo portati a casa da questi due giorni è la certezza che ci sono aziende agricole che lavorano con amore, con rispetto e attenzione verso la Natura. Aziende che noi sosteniamo volentieri, perchè abbiamo visto con i nostri occhi, e gettato lo sguardo oltre il marchio bio apposto sui prodotti.



2 commenti:

  1. ho un negozio di prodotti biologici, ma al contrario della grande distribuzione, ho tenuto anche una nicchia di prodotti a km0 di produttori locali che hanno ancora un'etica nel loro lavoro e le cui aziende lavorano in modo molto più pulito delle grande catene di distribuzione bio. sono perfettamente d'accordo con te, va fatta una grande promozione dei piccoli produttori, senza di loro perderemmo tutta la qualità e la tradizione italiana. katy

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    1. Sì, hai ragione, anche il mondo "bio" ha i suoi lati oscuri... Del resto è normale che, con l'avvicinarsi di sempre più persone, si annusi il business.
      Pure il marchio secondo me è relativo, ci sono anche aziende biologiche che rifiutano di fare la certificazione, perchè anche quello, ahimè è diventato un business per gli enti certificatori.
      L'unico modo per far luce è metterci dentro il naso, andando a conoscere di persona chi produce, promuovendo poi chi lavora in un certo modo, per scelta convinta e non semplicemente con l'auspicio di guadagni migliori.
      grazie per aver lasciato il tuo pensiero, che da persona del settore, è ancora più prezioso!

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